Role model

Politica e Società

Il compito sociale dei role model

Dalle star milionarie alle persone comuni, come la Gen Z e le donne hanno rivoluzionato il concetto di “modello”

A cura di

Marta Civai

Immagini di

X-Files


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Con la parola role model, “modelli di ruolo”, si indica una persona di riferimento, un obiettivo a cui tendere in quanto ritenuto di successo in specifici ambiti lavorativi o, più genericamente, nella vita. Secondo il sociologo Robert K. Merton, l’individuo tende a confrontarsi con gruppi di persone che ritiene occupare il ruolo sociale al quale aspira, soprattutto in giovane età. Spesso, infatti, i riferimenti degli adolescenti o dei giovani adulti sono persone dello star system, provenienti dal mondo dello spettacolo, della musica o dello sport, con una carriera particolarmente celebre, costellata di traguardi brillanti. Se positivi, i role model sono funzionali, incentivano e incoraggiano nelle fasi di sviluppo e formazione dei nostri desideri e ambizioni.

ROLE MODEL PER LE DONNE

Digitando nella barra di ricerca di Google “Women role models” mi appaiono principalmente foto di donne influenti degli ultimi dieci anni, come Angela Merkel, Emma Watson, Oprah Winfrey, Greta Thunberg e Michelle Obama. Subito nella mia mente si delinea un criterio di selezione di queste donne costituito da risultati, goals, anche potere, ammirevoli, quanto meno non ordinari.

Il secondo risultato è un articolo di una piattaforma che insegna la lingua inglese ai bambini chiamata Lingokids (nemmeno l’ultima tra quelle presenti sul mercato perché tra le molteplici collaborazioni vanta quella con la Oxford University) dal titolo “10 modelli di ruolo di donne + idee di passioni per bambini scintillanti”. Anche qui la lista stilata è densa di cariche estremamente rilevanti, portatrici di indubbio beneficio a livello internazionale: attiviste per il clima, astronaute, premi Nobel per la Pace, fondatrici di ospedali in territori di guerra e così via.

Ogni paragrafo si conclude con consigli e suggestioni per educatori ed educatrici per formare e forgiare i bambini del futuro riguardo ai lavori a cui ambire. Ad esempio: “Cosa puoi diventare se ti piace lo spazio?”. Nessuna delle donne menzionate è nella lista perché ricopre una carica consueta, di ordinaria amministrazione. Nessuna di loro fa la cassiera, insegna geografia nelle scuole, fa un full-time in un’azienda con 15 giorni di ferie durante agosto.

 Per le donne, in particolare, è meno immediato trovare dei role model nei quali identificarsi a livello professionale. La narrazione della donna che ha successo nel mondo del lavoro e che ricopre posizioni lodevoli e prestigiose viene associata spesso a un caso eccezionale, di privilegio, un evento fortuito. L’unica costante della sua carriera è dover affermare il proprio valore, oltre il suo genere, nonostante il suo genere. Avere dei casi studio, dei precedenti, permette a noi tutte di poter intraprendere o semplicemente immaginare che quella strada sia percorribile.

Dana Scully negli anni ‘90, con il telefilm X-Files, diventa esattamente questo: uno dei primissimi casi di protagoniste che operano nella scienza, matematica e ingegneria. Questo fenomeno viene definito come “Effetto Scully”. Un role model per tantissime donne che decidono di lavorare nel settore delle materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). 

Secondo un report di U.S. News and World Report del 2016, il 91% delle intervistate che conoscevano il personaggio di Dana indicava come fosse stata un modello femminile di determinazione e forza per la loro generazione. Il 50% diceva che il loro interesse verso il mondo delle scienze fosse aumentato dopo aver visto il film, e il 63% affermava come Scully avesse aumentato la loro fiducia nel fatto di poter eccellere in una professione dominata dagli uomini. 

È necessario che ci siano role model eterogenei che attraversino tutti i livelli di professione: dal Ceo di una grande azienda al primissimo lavoro post-diploma.

I ROLE MODEL NELLA GEN Z

Negli ultimi dieci anni, con l’avvento dei social e di tutte le nuove tipologie di diffusione di contenuti, questi riferimenti si sono evoluti così come si è evoluta la società. Dall’articolo di un blog di studenti inglesi emerge come la Gen Z prediliga modelli che sostengono cause a lei care, come i diritti Lgbtq+, il cambiamento climatico, l’inclusione razziale, il femminismo e il gender gap

Infatti la tendenza è quella di decostruire gli idoli che durante i decenni sono stati detentori di forti influenze, spesso non virtuose, nei confronti dei giovani e giovanissimi. Non ci saremmo mai sognati di vedere nelle classifiche di modelli e persone influenti un’attivista nera al posto di Brad Pitt, uomo etero, bianco e ricco. Sicuramente un forte cambio di paradigma sta avvenendo proprio dal basso e TikTok funge un po’ da cartina tornasole di questo fenomeno. 

I role model adesso sono ventenni che semplicemente fanno i ventenni, ma che si espongono sui social, veicolando messaggi più o meno profondi. Sono influencer, persone reali, con sogni e carriere meno ambiziose degli scorsi decenni, perché come risulta anche dal report di Project 28-40 molte persone — uomini e donne — non sono così disposti a sacrificare la loro vita privata, il loro benessere, anteponendo la carriera o una possibilità di leadership, come invece era solito accadere fino a qualche anno fa. 

In seguito alla pandemia, ma soprattutto grazie all’enorme, ma non sufficiente, sensibilizzazione che viene fatta, la salute mentale è un fattore che sempre più determina le scelte professionali di ognuno di noi, incidendo fortemente sulla decisione, anche inconscia, dei modelli a cui ispirarsi. Un role model che diffonde e si fa promotore di tali valori di cura della propria psiche ha certamente molto appeal negli adolescenti. 

Si pensa sempre ai modelli come persone di età avanzata, sagge, come nonni o genitori, con esperienza e umile distacco. Questo rapporto di parità, o comunque vicinanza anagrafica, permette di colmare un gap generazionale dove l’età corrisponde alla competenza e dove la rispettabilità e la stima si misurano con l’anzianità. Consentendo inoltre di sentirsi maggiormente connessi al modello che i più giovani ammirano. 

Le aspirazioni di vita e di carriera risultano quindi più accessibili e realizzabili. Quando i role model si posizionano su livelli troppo distanti e poco plausibili si innesca automaticamente un senso di frustrazione ed eterna corsa verso qualcosa di inarrivabile, o quanto meno raggiungibile solo con estremo sacrificio e fortuna. La Gen Z pare avere ambizioni più concrete e meno utopiche, perseguibili attraverso un approccio olistico e considerando l’equilibrio mentale parte integrante del così ricercato successo.

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