Musica

Breve storia del Sampling

Uno sguardo sulla tecnica di registrazione che ha rivoluzionato il mondo della musica

A cura di

Caterina Biondi

Immagini di

Alessandro Nofi


☝🏻 Condividi se ti è piaciuto!


Il campionamento (sampling) è una una delle tecniche più usate nella musica moderna. Prevede la registrazione di suoni poi impiegati per la creazione di una nuova traccia musicale. Pensando alle origini di questa tecnica e le sue influenze sulla musica pop moderna, solitamente si fa riferimento al ruolo centrale che ha avuto per la nascita dell’hip-hop negli anni ‘70. È curioso però pensare come, anche se in modo diverso, le citazioni e riarrangiamenti musicali siano qualcosa che ha da sempre avuto spazio nella musica, avendo origini molto più antiche. Basti pensare che Beethoven, tra il 1819 e 1823, creò una serie di ‘remix’, dette anche variazioni, di un valzer di Anton Diabelli. 

Il campionamento non è quindi solo uno dei tanti modi di fare musica, ma è anche forma di citazione e riconoscimento creativo o di ribellione e sovversione. Una tecnica per gli appassionati di musica che vogliono giocare con i suoni, riarrangiandoli in modi nuovi, creando melodie innovative che danno forma alla musica moderna. Attraverso la storia di questa tecnica è possibile scoprire come essa ha cambiato indelebilmente il nostro modo di fare musica. Ha, inoltre, contribuito alla nascita di nuovi generi musicali e all’influenza di diversi suoni e generi che, arrivando da diverse parti del mondo, si continuano a fondere e trasformare.

I primi esperimenti

All’inizio del 20esimo secolo, con il primo jazz di New Orleans, diventa popolare la citazione tra musicisti, che inseriscono parti di canzoni rinomate nelle proprie performance per rendere omaggio ad altri artisti. Ma è solo nel 1940 che, coadiuvati  dall’invenzione del registratore, avvengono i primi campionamenti e nasce la Musique Concrète, arte sonora che ha tra i principali esponenti il compositore francese Pierre Schaeffer. La Musica Concreta può essere considerata uno dei precursori della musica elettronica e si trattava di suoni registrati su un magnetofono di cui venivano manipolati vari parametri come timbro, velocità e altezza. 

Componenti fondamentali della storia del sampling sono i dispositivi elettronici. Dopo il registratore a nastro si fa strada un altro strumento che condizionerà fortemente la musica tra gli anni ‘50 e ‘60, il Chamberlin. Creato da Harry Chamberlin, questo ingombrante strumento collegava una tastiera a un registratore e permetteva di suonare con i tasti nastri pre-registrati, così da avere l’accesso a diversi strumenti sulla punta delle proprie dita. Solo negli anni ‘70 però il Chamberlin viene commercializzato per un più ampio pubblico, con una trasformazione in accessibilità e portabilità, sotto il nome di Mellotron. Il Mellotron diventa presto il migliore amico di molti artisti e viene usato per esempio dai The Beatles in Strawberry Fields (ricordate quei flauti?).

La svolta con la nascita dell’Hip-Hop

Dalla Beatlmania inglese la storia del sampling ci porta invece oltreoceano, per la precisione nel South Brox newyorkese. È qui che il campionamento ha una svolta epica che coincide con la nascita dell’hip-hop. Nel 1973, in un Bronx tormentato da incendi, criminalità e generale decadimento urbano, DJ Kool Herc e sua sorella Cindy Campbell cominciano a organizzare feste nel loro appartamento coinvolgendo il quartiere e creando un vero e proprio movimento.

Questo vedeva come protagonisti soprattutto persone di origine afroamericana, caraibica e latinoamericana. L’invenzione musicale di Herc è quello dell’uso di due giradischi alternati dove il disco viene riportato manualmente alla parte chiamata ‘break’ – parte sonora considerata più ritmata e ballabile. Questa tecnica veniva chiamata Merry-go-round: il disco veniva girato per suonare il ‘break’ e alternato, così che ci fosse un effetto di loop. Uno dei break classici di quest’epoca, rimasto alla storia e ancora utilizzato è il sample dalla canzone Apache degli Incredible Bongo Band.

L’hip-hop, nasceva così, in una stanza in cui era possibile sentire nuovi suoni e venivano proposti dischi che andavano contro la tendenza Disco dei tempi. I fan di questo nuovo genere, detti b-boys e b-girls, si ritrovavano per danzare sul ‘break beat’ e coniare i primi passi della breakdance. In queste feste il dj era sempre accompagnato da un Maestro di Cerimonie, il cosidetto MC, che parlando sul beat incitava la folla alla danza e il divertimento. Questa figura prende spunto dalla tradizione della spoken word, legata alla musica funk e R&B e pone le basi per quello che sarà il rap. 

Grazie ad altri b-boys il genere evolve velocemente. Grandmaster Flash affina la tecnica di Herc rendendo il passaggio tra un disco all’altro più fluida grazie al crossfader, mentre Grandwizard Theodore aggiunge lo ‘scratch’ come parte della performance. 

Una musica più democratica

Nel 1976 arriva in commercio il primo campionatore digitale monofonico, il Computer Music Melodian inventato da Henry Mendel usato nel 1979 da Stevie Wonder per registrare l’album Journey Through the Secret Life of Plants. Nello stesso hanno esce il Fairlight CMI (Strumento Musicale Computer) inventato da Peter Fogel e Kim Ryrie. Al contrario del suo predecessore, questa macchina era polifonica e funzionava anche da sintetizzatore e come workstation audio digitale. Questi primi campionatori erano attrezzature sofisticate e costose che non erano alla portata di tutti. È solo nel 1980 con l’avvento della serie di MPC Akai  e l’E-MU SP1200 che le cose cambiano, infatti questi sampler democraticizzano l’accesso al sampling, permettendo ai musicisti di creare canzoni senza avere bisogno di uno studio. 

L’avvento dei computer

Grazie ai campionatori digitali, negli anni ‘90 si passa dal loop alla produzione e nasce il cosiddetto “crate digging”, la ricerca di vinili il più possibile rari e ricercati da campionare. Questo permetteva ai produttori di selezionare le sezioni migliori di ogni traccia per assemblare la propria band ideale. Uno dei sampler più usati in quest’epoca era l’SP1200, che aveva la limitazione di poter campionare solo sample molto brevi. Uno dei metodi per ovviare a questo problema era quello di rallentare o velocizzare il campione, influendo notevolmente sul suono dell’epoca. Con l’avvento dei programmi di campionamento al computer questa tecnica diventa ancora più accessibile e alla portata di tutti.

I suoni a disposizione diventano più ampi, dando un maggiore spazio alla creatività e alla quantità di volte che è possibile rimodellare uno stesso sample. Non solo, ma è anche più accessibile il campionamento live, grazie al quale i musicisti possono creare la propria musica senza il bisogno di andare in studio per registrare ogni strumento.

L’influenza su altri generi

Oltre all’hip-hop negli anni il sampling ha influenzato e portato alla nascita di numerosi generi di musica elettronica come la House, che alla fine degli anni ‘80 campionava la Disco e la musica House degli anni precedenti, la Hardcore degli anni ‘90, ispirata ai classici breakbeats, all’hip-hop e alla house anni ‘80, Jungle, la Drum&Bass che a metà degli anni ‘90 prendeva campioni dal breakbeat classico, reggae, dub e ragga e la UK Garage che invece include Vocal House e R&B nei suoi mix. Ma anche la musica Pop a partire dai primi anni ‘90 ha fatto ampio uso del campionamento, entrando anch’essa in un dialogo perenne con i propri predecessori e con altri generi.  

Nonostante con il tempo vengano posti dei limiti legali al campionamento, che con la sua nascita ha fatto nascere dibattiti e cause che hanno portato a rivedere le leggi sul copyright, la democratizzazione musicale portata da questa tecnica è indiscutibile. L’accessibilità di poter semplicemente registrare qualunque strumento musicale dalla propria stanza ha portato un apertura a una creatività che non ha confini e limiti di privilegio e soldi. 

Lascia un commento

Torna in alto