Second hand

Politica e società

Quello che non sapevi sul macro trend del second hand

Dalla rubrica “Défilé sur l’Herbe”

Estratto dal N°03

A cura di

Elisa Lupi

Immagini di

Elisa Lupi


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Ho sempre pensato alla moda come a un processo di trasformazione osservato attraverso uno di quei cannocchiali di fine anni ‘90, che filtrano la realtà con uno strato di glitters e stelline luminescenti.

In modo particolare il fenomeno dei trend mi ha sempre affascinata, proprio per l’accezione del termine stesso, tradotto come un movimento, un’onda che si modifica lungo il suo percorso fino a infrangersi al suo apice e scemare, scomparendo del tutto.

La fotografia attuale del fashion system ci restituisce una tendenza che, negli ultimi anni, sembra essere più attenta a una produzione sostenibile: c’è chi lo fa per ragioni di etica, chi per motivazioni meno nobili e più legate a questioni di nuove regolazioni dettate dall’Agenda 2030 e dalle richieste di mercato.

Il tentativo di rendere il “riciclo” una tendenza da indossare e valorizzare è senz’altro complice della crescita del mercato del second hand, a cui sembrano essere particolarmente legate la Gen Z e i Millennials, con il loro spirito creativo, curioso e molto spesso nostalgico verso un passato che hanno potuto vivere solo attraverso i film cult e le serie tv che hanno scritto e descritto quegli anni.

che differenza c’è tra un capo di seconda mano e un pezzo vintage?

Partendo dalla definizione del termine stesso, il second hand definisce un capo che è stato posseduto, almeno, da un’altra persona, che quindi ha vissuto un passaggio, o a volte più di uno.

Il vintage invece è qualcosa di più specifico, perché è un capo che deve avere almeno vent’anni di età.

Molto spesso nei mercatini ritroviamo anche capi stock ancora cartellinati, molto spesso di fast fashion, che non possono essere considerati capi di second hand, ma possono comunque rientrare nel grande cerchio della moda circolare.

Ogni capo che acquistiamo non direttamente nel negozio classico, ma in negozi di seconda mano o mercatini, può considerarsi una scelta sostenibile, dato che contribuisce allo smaltimento di articoli che non potevano più essere venduti all’interno dei negozi di prima scelta.

Il second hand è un mercato che presenta una crescita esponenziale in questo 2023. La scelta che sta dietro a questa tipologia di acquisto rappresenta un valore e un patrimonio da preservare, soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità.

Comprare sostenibile non vuol dire soltanto acquistare articoli provenienti da brand che attuano politiche restrittive a livello di produzione, puntando a limitare i consumi e gli sprechi e soprattutto utilizzando materie non inquinanti, ma vuol dire anche pensare sostenibile. E dunque cercare la “poesia” che sta dietro un capo che è già stato di qualcun altro e che può essere nuovamente raccontato.

Che impatto ha il second hand sul mercato moda?

Si è stimato che nel 2023 circa il 30% del nostro armadio sia costituito da capi usati. 

I maggiori consumatori e catalizzatori di questa tendenza sono gli esponenti della Gen Z e i Millennials, con più del 30% di propensione all’acquisto di second hand e circa il 44% alla vendita. Giovani leve che stanno cambiando le loro abitudini d’acquisto, volte a una maggior consapevolezza dell’impatto che la moda e l’acquisto inconsapevole hanno sull’ambiente.

Questa crescita è stata sicuramente accompagnata dall’avvento di piattaforme come Vestiaire Collective e Vinted, dove è possibile acquistare in maniera conveniente abbigliamento e accessori di seconda mano.

Perché il second hand è definito il macro trend della Gen Z e dei Millennials?

Acquistare second hand in certi casi lo considero un posizionamento politico, ma anche una ricerca di unicità in un sistema che tende a uniformare. La scelta di comprare capi di seconda mano, o vintage, può essere un’opportunità per personalizzare il proprio stile e potersi raccontare attraverso l’estetica che scegliamo di adottare, mantenendo un tipo di acquisto consapevole e con un minor impatto ambientale possibile.

Comprare in questo modo significa avere un’etica green, senza quella tendenza al consumismo estremo dettato, negli ultimi anni, dalla moda veloce .La ricerca di capi sostenibili e allo stesso tempo di qualità si traduce in pezzi unici nel loro genere, a un prezzo estremamente competitivo. Ecco perché è importante fare scelte di questo genere.

Per leggere l’intervista a Francesca Vigna abbonati a RatPark Magazine e leggi il N°03 online e in cartaceo!

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