Cinema

“Fuck for Peace”

Chi è Milena, la rossa volto del Festival dei Popoli 2023

A cura di

Ofelia Mura

Immagini di

Festival dei Popoli


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Tra le teste di leone del Cinema la Compagnia, sabato 4 Novembre ho assistito all’inaugurazione della sessantaquattresima edizione del Festival dei Popoli fiorentino con la proiezione del film “W.R. – Mystery of the Organism” del regista serbo Dušan Makavejev.

Il film esordisce a Cannes nel 1971 ed è subito acclamato dalla critica. Tuttavia, poiché ridicolizza con punte grottesche la propaganda comunista, il film viene vietato in Jugoslavia, e il suo autore  esiliato per sedici anni.

Film dalla forma narrativa libera, è una giustapposizione di fiction e documentario in un cocktail surrealista. Esplora in parallelo frammenti della visione di Milena, fervente sostenitrice del ruolo del sesso libero nella rivoluzione comunista, e le controverse ricerche esplorative sull’orgasmo del Dr. Reich.

Il film segue il rapporto del sesso e del corpo con la politica e con la scienza, giudicando aspramente il primo, ma lasciando a tratti un barlume di ragione negli studi di Reich, fondati su curiosità, libertà del corpo e sui benefici che ne conseguono.

 E’ impossibile non notare l’assurdità del significato politico che tanti tentano di dare alla ricerca di Reich contro il suo volere. Tuttavia, per la maggior parte della proiezione, io stessa cercavo di capire se le persone riprese durante lo studio esagerassero, se lo studio fosse fasullo, progressista, giusto o sbagliato; e ancora adesso non saprei proprio esprimere un mio giudizio netto al riguardo. Come la mucca frustata per fare la panna montata nella Fabbrica di cioccolato, così il pensiero dei medici mi sembra calzante a parole, ma meno nella realizzazione.

Il regista non risparmia le critiche anche verso gli americani. Tra i miei momenti preferiti, il frammento di un finto soldato americano che masturba il suo fucile inneggiando “Kill for Peace”, insieme ovviamente alla foto di Hitler circondato da decine di donne infatuate.

Entrambe le fazioni vengono dipinte come bigotte e represse, incapaci di godere del sesso, del corpo o della vita. Ed allo stesso tempo dilaniate dalla tensione e dalla inconciliabilità dei due mondi.

Il regista sottolinea la discordanza tra il regime comunista spietato e freddo, incarnato dal pattinatore russo, e l’amore libero anni ‘60 rappresentato da Milena, fiamma utopica della rivoluzione comunista dai capelli rossi.

Poiché la connessione tra corpo e potere è  innegabile così come quella tra potere e politica, è imprescindibile che vi sia un contatto tra sesso e politica. Il senso del ridicolo sorge quando la politica vuole sopprimere o controllare il corpo. Con Milena il sesso diventa propaganda; la propaganda politica comunista viene quasi corrotta e affidata al mezzo più accattivante e terreno di sempre: il sesso. Tutto questo per convincere persone non interessate lontanamente agli ideali politici in sé: nel film questa categoria è rappresentata dalla coinquilina di Milena.

Al regista piace chiaramente provocare tutti indistintamente, sconvolgere, imbarazzare e far ridere chi guarda. La tredicenne che è in me non ha resistito ad imbarazzo e risatine mentre, in un cinema pieno di intellettuali di sabato pomeriggio, guardava  su uno schermo di 4 metri il close-up del pene di un uomo masturbato e ricoperto di gesso. Sfido chiunque a concentrarsi e scacciare il pensiero “ Sto guardando il membro di un uomo che in tutta probabilità adesso è morto”.

Il film è un viaggio caotico di frammenti tra orrore stupore, risate e lussuria; un circo di emozioni umane che vale assolutamente la pena sperimentare.

Tuttavia non ve lo venderò come un film “semplice” da guardare, la sua natura caotica mi ha reso difficile a tratti mantenere tutti i fili che mi venivano messi in mano, saltando tra realtà e finzione, ilarità che nasconde dolore e viceversa. E forse qui giace il mio errore: nel cercare di intellettualizzare immagini che invece avrei dovuto prendere di pancia.

Il festival si ripropone esplicitamente, con la sezione “Diamonds are forever”, di esplorare la complessa questione del significato del corpo nel presente con pellicole del passato ed esce vincitore nel suo proposito. Di fronte a questo film lo spettatore viene messo davanti all’idea ridicola di una politica che vuole interferire, ordinare, strumentalizzare qualcosa di tanto intimo come il corpo ed il sesso. E questo rimane un tema attuale ora più che mai alla luce di questioni come l’aborto, la definizione di famiglia, la libertà della donna o i diritti LBGTQ+.

Nelle giornate di chiusura del Festival Sabato 11 e domenica 12 Novembre si terranno le ultime proiezioni della sezione “Diamonds are Forever” e non  posso che sfidarvi ad andare e farvi provocare ad esplorare le tante sfaccettature  del significato del corpo.

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