Letteratura

Speaking King’s

Riflessioni sul linguaggio, fil rouge della letteratura in lingua inglese

A cura di

Leonardo Mori

Immagini di

Jessica Pamp


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In Bastardi senza gloria, film di Tarantino uscito nel “lontano” 2009, un personaggio decide di parlare la sua lingua madre (l’inglese) quando capisce di essere prossimo alla morte. Lo fa definendo la propria lingua “la lingua del re”, nell’originale “Speaking the King’s”. Di per sé, oltre all’espressione colorita, il dialogo ha ben poca rilevanza nell’economia della trama, tuttavia, poiché gli avanzi di un uomo sono la cena di un altro, il signor Tarantino mi perdonerà se quella linea di script ha ispirato questo articolo1.

Il ruolo di shakespeare

Si potrebbe partire da molto, molto lontano. Il Regno di Molto Molto Lontano affonda le sue radici2 sicuramente nell’opera del Bardo, William Shakespeare, il tizio a cui è stato ispirato un film circa 400 anni dopo (a sua volta citato in un altro film, uscito quasi contemporaneamente, trattandosi di meta-cinema involontario3). L’opera di Shakespeare è tuttora universalmente apprezzata e studiata a secoli di distanza: parte dei termini e delle espressioni da lui inventati sono ancora presenti nella lingua inglese. Una in particolare, “essere umano”, è tra le più forti mai concepite. Ora, visto che solo per gli ultimi due periodi potrei essere citato in giudizio dinanzi al Supremo Tribunale del Web dato che non ho le benché minime competenze per pontificare sul tema4, mi limiterò a dire che sicuramente il signor Guglielmo Scuotilancia disapproverebbe la descrizione di costui.

Ammesso e non concesso che un individuo vissuto tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento riesca a comunicare con un altro nato mezzo millennio dopo… comunque sia, tra le tante (tantissime) opere teatrali che ha scritto, una citazione in particolare ci riporta all’inizio dell’articolo:

Forse che quella che chiamiamo rosa cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con altro nome?5

E qua veniamo alla giustificazione tutta dell’articolo: se il Giga-Chad della letteratura inglese, William Shakespeare, ha abbracciato così tanti temi in tutte le sue opere, perché la riflessione sul linguaggio non dovrebbe essere tra questi? C’è in Shakespeare così come c’è in Marlowe, un drammaturgo a lui contemporaneo e morto in circostanze misteriose nel 15936. Il signor Shakespeare ha letteralmente re-inventato buona parte della lingua inglese contemporanea: parte del lessico da lui usato è ancora presente nell’inglese, senza contare che la sua produzione ha ispirato una quantità incalcolabile di opere in ogni campo mediatico.

Tutti hanno sentito parlare, almeno una volta, di quel tizio insicuro e pieno di complessi come Amleto, così come tutti conoscono la storia di Romeo e Giulietta, vale a dire il capolavoro pedofilo per eccellenza (un quindicenne si innamora di una dodicenne, la loro storia d’amore dura tre giorni, alla fine della tragedia crepano entrambi malissimo). Anche lì il linguaggio ha un valore fondamentale, talmente fondamentale che conosco chi ha dato “Letteratura Inglese I” 4 volte prima di realizzare che forse la psicoterapia a fine Cinquecento avrebbe evitato l’ennesimo studente fuoricorso. Vogliamo parlare di Re Lear, il sogno bagnato di ogni filosofo analitico?

Questo re buono abdica, succedono cose, anche a questo giro sul palco ci sono una dozzina di cadaveri nell’ultima scena7. Lear prova a dominare il mondo intorno a sé con il linguaggio, non ci riesce, perde, succedono cose, crepa pure lui8. Ho dato anche troppo spazio a Shakespeare, quindi non parlerò di come quel famoso sonetto parli di un baldo giovine né di come il suo rapporto sentimentale con un duca (suo “sponsor”) abbia influenzato persino Kenneth Branagh9. La mia homepage di Twitter è già zeppa di contenuti della Quarta Ondata, rimando a lì tutto il resto della polemica tra me e il sottoscritto.

Altri protagonisti dello “Speaking king’s”

Dov’ero rimasto… ah sì, Shakespeare. Dopo Shakespeare ci dovrebbe essere John Milton. Dico “dovrebbe” perché sinceramente Paradiso Perduto non l’ho letto, non ho visto il film con Ethan Hawke10 e ricordo solo la scena di Animal House in cui Donald Sutherland afferma che sia veramente noioso. Sarà anche così, resta il fatto che secondo un vecchio Tinder-date la letteratura del Seicento poteva fermarsi a Paradiso Perduto e che Satan fosse il personaggio più poliedrico del secolo. Quando ho fatto notare che forse Don Chisciotte poteva dire la sua, ogni possibilità di dialogo11 si è chiusa. Quindi “Shakespeare>Milton”, i miei due centesimi.

Certo, ci sarebbe anche Vita e opinioni di Tristram Shandy, pura meta-letteratura. Scritto da un annoiato sacerdote inglese, questo romanzo narra, appunto, della vita e delle opinioni di Tristram Shandy. Fin qui tutto normale, se non fosse che il narratore sia totalmente inaffidabile e che le digressioni siano all’ordine del giorno, pardon, della pagina. Ci sono persino alcune pagine completamente nere ed altre “marmorizzate”: il lettore deve immaginarsi cosa succeda tra un capitolo e l’altro e, talvolta, deve pure rispondere al narratore che gli si rivolge direttamente. I piani digressivi sono tali che l’intera opera conduce ad un finale che non vi svelerò12.

Comunque ‘sto libro a Schopenhauer piaceva un botto, ignoro se sia un motivo in più od uno in meno per leggerlo. A me è piaciuto, soprattutto perché nell’economia di questo articolo13 si comprende come la razionalità dell’Illuminismo sia ridotta al lumicino in ambito letterario e che il linguaggio possa essere piegato, più che nel plasmare la realtà, nel giocare con quest’ultima, scivolando di continuo tra un piano oggettivo ed uno fantastico ma cionondimeno concreto, palpabile, vivo14. Ora, potrei parlare di tante altre cose, tuttavia mi limiterò a dirne solo una e con essa concluderò l’articolo.15

1 Nota dell’autore: i redattori hanno impedito di pubblicare il mio IBAN per le donazioni di psicofarmaci. Se desideri interrompere questo fascismo creativo, puoi firmare una petizione su change.org o, in alternativa, continuare a leggere 2 L’avverbio preferito da chi ha un’infarinatura di tutto e di nulla un’esatta conoscenza (ricorda di disiscriverti dalla mail- list o nel giro di tre anni la tua casella di posta elettronica sarà totalmente intasata)

3 Shakespeare in love (1998) in Scary Movie (2000)

4 né d’altronde conosco la cura per l’orchite (googla a tuo rischio e pericolo)

5 Romeo e Giulietta, atto ii, scena ii. Nel 1596 non esisteva il concetto di “età del consenso” (Fratelli d’Italia a questo punto dovrebbe aver preso 2 punti nei sondaggi)

6 Pare avesse fatto il cosplayer di Tom Cruise nell’epoca sbagliata, visto che fu probabilmente assassinato lavorando come agente segreto al soldo di Elisabetta I

7 Fandango voleva farne un film con Favino ma quest’ultimo voleva interpretare tutti e dodici i personaggi. La casa di produzione ha stralciato il contratto (non avendo a disposizione il PIL del Sierra Leone per pagarlo). Ne è seguita una causa legale di cui si parla più approfonditamente nella nota 9

8 Quel che per la mosca è caos, per il ragno è ordine: quel che per tutti è tragedia, per l’entomologo forense è lavoro.

9 Sempre in questa causa legale, Kenneth Branagh ha deciso di costituirsi parte civile perché era stato assunto da Fandango per interpretare Enrico Fermi. Quando Favino ha scoperto che metà del cachet di Loria, una storia blucerchiata era stato devoluto per un soliloquio di 28 minuti dell’attore scozzese, la sentenza ha destato scalpore. Per ulteriori informazioni, leggere la nota 7

10 Che probabilmente ha tanta pertinenza con questo testo quanto un levriero afghano chiamato ad intervenire ad un congresso di podologi thailandesi

11 E qualcos’altro

12 Non sono certo Caparezza, che in Kevin Spacey ti rovina gran parte dei film degli ultimi 60 anni svelandotene il finale

13 Sono stanco capo (cit.)

14 A un certo punto Tristram viene circonciso per sbaglio quando il suo pene è tranciato da una finestra rotta. Penso basti

15 L’espediente di aprire spazi digressivi nelle note a piè di pagina è un trucchetto che c’è da diversi decenni. David Foster Wallace stesso l’ha usato tantissime volte, prima di impiccarsi a casa sua a 47 anni. Questo articolo poteva anche andare per altre vie, per altri porti, invece ha deciso, spontaneamente, di riversare il suo gran finale in queste note a piè di pagina che non sono nemmeno in numero pari. L’autore (che sarei io) (che sarebbe la voce che senti nella tua calotta cranica quando leggi) (che è uno dei motivi per cui le persone non udenti hanno difficoltà iniziali quando imparano a leggere) (che non è neppure una minima giustificazione all’abuso di parentesi) (che si spiegano tuttavia con il realismo isterico di cui stavo parlando) (che però non sono molto belle da leggere) (che però banalizzano il “realismo isterico”)

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