Politica e Società

Un mondo diverso è già possibile

Abitare spazi di democrazia

Tratto dalla rivista N.04

A cura di

Nora Lotti

Immagini di

Immagini realizzate dai bambini di Spin Time


☝🏻 Condividi se ti è piaciuto!

La complessità contemporanea richiede risposte articolate e multilivello. È da questa consapevolezza che si sviluppa Spin Time: una realtà in movimento, un’entità poliedrica, difficile da incasellare in poche parole. Un centro culturale, un cantiere di rigenerazione urbana, uno spazio democratico, ma soprattutto una comunità che non accetta di adeguarsi a modelli e schemi disegnati da altri. 

Nasce a Roma in uno stabile occupato da Action nel 2013, allora di proprietà pubblica e successivamente acquisito dal fondo InvestiRe Sgr, dove oggi vivono quasi centoquaranta nuclei familiari appartenenti a venticinque nazionalità diverse.

In questi dieci anni si è riusciti a sviluppare e coltivare un modello innovativo di convivenza e una diversa concezione dell’abitare fatta di condivisione, solidarietà e apertura.

Spin Time è un luogo di democrazia. Ai piani alti dello stabile infatti vivono individui e famiglie che gestiscono in maniera assembleare gli spazi abitativi, al piano terra invece si collocano i servizi pensati nello specifico per gli abitanti, ma aperti anche agli esterni, come sportelli legali, doposcuola, distribuzione di beni di prima necessità. Nei due piani seminterrati sono stati concessi spazi ad associazioni e collettivi che hanno allestito varie attività tra cui una biblioteca, laboratori di falegnameria e serigrafia, studi di registrazione, spazi per conferenze e molto altro. Questi sono diventati occasione per aprire le porte all’esterno e connettere chi vive dentro e fuori lo stabile, riuscendo così a definire un modello di abitare che può fare da apripista per altri luoghi autogestiti, ma anche come un input per ripensare il nostro modo di gestire gli spazi e le città.

Spin Time è un  luogo di umanità. Un altro punto di forza di questo modello è, senza dubbio, la sua capacità di riuscire a soddisfare bisogni diversi nello stesso luogo e di creare un ambiente in cui “identità diverse invece di scontrarsi, si sommano”, come ha affermato il presidente di Spin Time Paolo Perrini, in uno scambio con l’associazione Libera durante un incontro sul tema degli spazi della collettività.

Come sostiene Federico Di Costanzo, coordinatore della comunità educante, i rapporti umani sono, qui, il vero collante.

Spin Time è un luogo di progettazione. Con tutti i limiti del caso, si dimostra un modello che funziona. Secondo lo studio di Open Impact, se il Campidoglio dovesse procedere alla piena regolarizzazione dell’immobile, otterrebbe un moltiplicatore di 1,95 sul proprio investimento, con un ritorno in valore sociale di quasi 2 per ogni euro investito. Infatti, grazie alle molte attività che si svolgono all’interno, si è riusciti a ottenere risultati estremamente positivi, portando il tasso di dispersione scolastica allo 0%, contro una media regionale del 10%, coinvolgendo quasi 7 ragazzi su 10 in attività extrascolastiche e costruendo uno spazio in cui il 78% degli individui si dichiara soddisfatto della propria vita.

Spin Time è un luogo di innovazione. È un esperimento sociale — ben riuscito — che ci dimostra che, non solo è possibile, ma è necessario, immaginare e realizzare spazi di reale democrazia: battendosi per il diritto all’abitare, dando un tetto a più di 360 persone in situazioni di difficoltà legate a disoccupazione, lavoro povero e aumento costante degli affitti, lottando per ottenere corsi di formazione e servizi di welfare gratuiti e di qualità, aprendosi all’esterno, diventando un polo culturale di riferimento per il quartiere grazie alle molte attività culturali che vi trovano spazio — legate al teatro, alla musica, all’editoria — e dando spazio a coloro che un luogo per esprimersi e aggregarsi non ce l’hanno.

Proprio per tutti questi motivi, nel 2022, il Comune di Roma decise di avviare la trattativa per l’acquisto dell’immobile e di procedere con la sua regolarizzazione, inserendolo nel piano casa cittadino, con il supporto dell’assessore al patrimonio Tobia Zevi e del sindaco Roberto Gualtieri, che ne riconobbero l’alto valore sociale.

Ma Spin Time va controcorrente, il che la rende una realtà perniciosa per il paradigma contemporaneo del profitto e dell’esclusione e, quindi, un pericolo, come afferma Di Costanzo.

La questione è dunque passata nelle mani del Tribunale Amministrativo Regionale che, nel Gennaio del 2022, sostenendo le ragioni di InvestiRe Sgr, ha chiesto al Comune e alla prefettura di inserirlo nella lista degli sgomberi prioritari, individuando in Spin time un problema di ordine pubblico. Dopo lunghi tavoli di trattative con il Campidoglio, il fondo proprietario dello stabile ha deciso di interrompere il dialogo e di adibire questi spazi alla creazione di un hotel di lusso da rendere operativo in occasione del Giubileo.

Lo scorso 27 ottobre gli abitanti e le associazioni coinvolte hanno organizzato una manifestazione pacifica nelle strade della Capitale, per continuare a raccontarsi e a raccontare un modello “altro”, riuscendo così ripristinare il dialogo con la prefettura. Quest’ultima ha convocato un tavolo di discussione con una delegazione formata da rappresentanti di Spin Time, esponenti del Pd, di Lista Civica Ecologista, di Cgil Roma e Lazio e di Libera. Quest’ultima si è anche dichiarata disposta a una mediazione con il fondo d’investimento privato, proprietario dello stabile.

La manifestazione ha smosso le acque anche in Parlamento grazie a Di Biase, deputata del Pd, che ha depositato un’interrogazione ai ministri Piantedosi, Calderone e Giorgetti, chiedendo di valutare attentamente i rischi del preannunciato sgombero pianificato per il mese di Dicembre.Ad oggi si è in attesa della decisione finale del Ministro dell’Interno, che segnerà sicuramente uno spartiacque nella storia di questo luogo e del movimento per il diritto all’abitare.

La chiusura di Spin Time significherebbe far vincere la logica del profitto sulla logica dell’accoglienza, privare di una casa quasi quattrocento persone, togliere spazio di espressione e aggregazione ad associazioni e collettivi, cancellare dieci anni di progetti, di lotte, di connessioni e condivisioni e contribuire a rafforzare e arricchire i processi di gentrificazione e turistificazione di cui le nostre città e i nostri luoghi sono vittime da tanti anni.

E questa lotta riguarda anche noi, che non ci viviamo e che magari non lo viviamo: perché richiama la lotta all’abitare, il decidere a chi spettano gli spazi, la resistenza alla solitudine contemporanea, il diritto alla città e ad esistere. Restiamo in attesa che la politica scelga da che parte stare, se dalla parte della solidarietà o dell’individualismo, della condivisione o del profitto, delle persone o del denaro. 

Il mondo è fatto di sfumature, ma non in questo caso. Un mondo diverso è già possibile ed è di fronte ai nostri occhi. Cerchiamo di non farcelo portare via.

Lascia un commento

Torna in alto