Cinema
Palombella Rossa è ancora attuale
Nanni Moretti compie un tuffo nell’incertezza della politica e dell’identità italiana che possiamo apprezzare ai giorni nostri
A cura di
Mattia Migliarino
Immagini di
CinemaZero
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Nanni Moretti, uno dei registi italiani più iconici e influenti nella storia del cinema, è noto per la sua straordinaria abilità nel trattare con profondità e umorismo temi complessi. In molti dei suoi lavori, fonde abilmente il personale con il politico, offrendo una visione unica della società italiana. Nel 1989 ha realizzato Palombella Rossa, un film che incarna appieno questa sua poetica. Quest’opera, uscita pochi mesi prima della caduta del Muro di Berlino, getta uno sguardo implacabile sulla società dell’epoca, rivelando la dolorosa erosione dei valori politici, ideologici e sociali.
Scritto, diretto e interpretato personalmente da Nanni Moretti, questo film traccia il percorso del suo consueto alter ego cinematografico, Michele Apicella, un esponente di spicco del Partito Comunista Italiano che, in seguito a un incidente stradale, sperimenta un’amnesia improvvisa. L’opera si sviluppa all’interno del contesto di una partita di pallanuoto, un’attività sportiva che Moretti stesso aveva a lungo sognato di inserire in una delle sue produzioni, ed è proprio in questa cornice che Michele inizia un processo di esplorazione personale che lo porta a mettere in discussione non solo il suo passato individuale, ma anche le fondamenta della sua appartenenza politica.
L’utilizzo dell’amnesia come metafora da parte di Moretti rappresenta magistralmente il dubbio e la confusione che affliggevano i cittadini italiani riguardo alle proprie convinzioni politiche in un’epoca di profondi cambiamenti in Italia. Soprattutto alla luce degli avvenimenti in Unione Sovietica ed Europa alla fine degli anni ‘80.
Il personaggio di Michele Apicella emerge come una figura in cerca di significato per il suo impegno comunista, in un decennio che pose il Partito Comunista Italiano, a lungo principale forza di opposizione sin dal secondo dopoguerra, di fronte a sfide senza precedenti. Queste sfide abbracciavano non solo l’impatto della caduta del Muro di Berlino, che segnò in certo senso la fine dell’Unione Sovietica, ma anche una crisi interna al partito legata alla sua direzione ideologica, che portò a scissioni e a una drastica perdita di consenso.
Ecco come Nanni Moretti si avventura nell’ambientazione di una partita senza fine di pallanuoto per esplorare questo tema cruciale. Ma perché proprio la pallanuoto? In una rivelatrice intervista rilasciata nel 1987 durante il programma televisivo Carta Bianca (programma prodotto dalla Rsi che nulla ha a che vedere con quello attuale), il regista condivide uno dei suoi ricordi d’infanzia più impregnati di significato: «L’odore della varichina di quando ho imparato a nuotare al Foro Italico». In breve, la pallanuoto, e in particolare la piscina come teatro dei suoi ricordi più profondi, si ergono a simbolo delle due trame intrecciate di Palombella Rossa: da una parte la tumultuosa situazione politica italiana dall’altra le memorie dell’infanzia dello stesso cineasta.
La pallanuoto funge da metafora per la politica italiana dell’epoca. Il gioco è fisicamente duro e talvolta violento, con giocatori che cercano di ottenere un vantaggio a tutti i costi, rimandando alle dinamiche politiche spesso brutali e competitive dei partiti politici in Italia. La scelta di un ambiente sportivo permette a Moretti di inserire umorismo fisico alla trama, creando situazioni comiche mentre i personaggi giocano e interagiscono dentro e fuori dalla vasca, tutto questo combinando umorismo verbale e satira politica.
Fondamentalmente la pallanuoto è utilizzata da Moretti come simbolo di potere e controllo, in una partita di questo sport le squadre lottano per il controllo del pallone, che può essere paragonato al desiderio di potere e controllo nelle dinamiche politiche. Il regista utilizza questo simbolismo per mettere in luce le lotte di potere all’interno del Pci e della politica italiana in generale. In uno dei momenti più concitati della partita, Nanni Moretti rivela la sua genialità con un atto sorprendente: mentre le squadre sono nel clou della sfida, la musica di I’m on Fire di Bruce Springsteen inizia a risuonare a bordo piscina.
È come se la colonna sonora avesse il potere di mettere in pausa l’intenso scontro (sportivo/politico), invitando tutti a riflettere su ciò che sta accadendo. È un istante che tocca il cuore dello spettatore, offrendo una pausa preziosa per la riflessione all’interno del turbine di emozioni e ideologie.
Allo stesso tempo, però, Moretti investiga anche sul cambiamento sociale delle nuove generazioni, sull’evoluzione della comunicazione giornalistica e sul ruolo fondamentale che ormai la televisione gioca nella società.
Gli anglicismi che prendono piede nel vocabolario italiano e le parole vuote e retoriche spesso associate alla politica: “Le parole sono importanti”, le tribune politiche televisive, sono tutti argomenti che Moretti affronta in questo film. È quindi chiaro che Palombella Rossa non sia soltanto un’opera capace di raccontarci, come direbbe il filosofo francese Edgar Morin, Lo spirito del tempo, ma sia anche capace di anticipare i tempi con uno sguardo al futuro a tratti sconvolgente.
Ancora oggi infatti pare che la sinistra italiana sia vittima delle stesse problematiche descritte da Moretti: la mancanza di un’ideologia ben precisa che possa arrivare alle masse; problematiche con il proprio passato e con la sua eredità, inappropriata gestione dei suoi dirigenti nel trasmettere veri valori sociali, come è sottolineato nella scena in cui la giornalista legge la definizione del “militante comunista oggi: «Un passato da rivoluzionario, un presente da parlamentare integrato nel sistema, i compagni di un tempo che hanno tradito si sono arricchiti e non combattono più per certi ideali come una volta».
Moretti decide di sviluppare anche una seconda linea narrativa, quella che riguarda il suo punto di vista personale, distaccandosi così, in parte, dal discorso politico. L’infanzia del regista ci viene presentata in alcuni flashback che riguardano i suoi ricordi più intimi e anche in questo caso l’espediente dell’amnesia permette al personaggio di Michele di compiere un excursus della sua infanzia.
Iconica è la scena in cui, durante la partita, Michele viene preso da un raptus e inizia a urlare disperato che la sua infanzia non tornerà più, che ormai a 35 anni tutto è passato, che quei tempi non esistono più. Se la scena con la canzone di Springsteen in sottofondo è la più profonda e tocca il cuore dello spettatore, questa è probabilmente la più triste. Moretti ci sbatte in faccia la consapevolezza che il passato non può più tornare, che le persone care spariranno, che i luoghi della nostra vita cambieranno continuamente e che, citando il poeta romano Ovidio: «il tempo divora ogni cosa».
Palombella Rossa è senza dubbio un film unico nel suo genere; la capacità di unire il personale con il politico è una delle caratteristiche classiche del regista romano, ma che in quest’opera raggiunge il suo apice e che secondo il mio punto di vista non viene raggiunto da nessun altro film di Moretti. Una pellicola visionaria che anticipa la contemporaneità, un tuffo nel futuro, attuale sia per le tematiche che per uno stile cinematografico all’avanguardia.
Tutto questo senza dimenticarsi il proprio modo di fare cinema, intriso di ironia e umorismo, probabilmente le armi migliori per trattare determinati argomenti. Palombella rossa ancora oggi è un monito per le generazioni future, intramontabile come il sole rosso che nasce nella scena finale del film, forse un simbolo di speranza? La possibilità che la sinistra rinasca dalle ceneri? che quella classe in passato militante e poi integrata nel sistema torni a fare sentire la propria voce? Staremo a vedere.