
Musica
Dove il suono diventa corpo, e il corpo diventa coro
I festival non sono un’occasione per consumare, ma un momento per unire
A cura di
Lorenzo Marsicola
Illustrazione di
Redazione RatPark
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C’è qualcosa di profondamente ancestrale nel ritrovarsi in mezzo a una folla, sotto le stelle, con la musica che vibra nell’aria e nel corpo. L’estate italiana non è solo mare e gelati, ma anche palchi che si accendono nei parchi, nelle piazze, nei capannoni industriali dismessi, trasformando luoghi comuni in teatri di emozione. I festival musicali sono diventati i nuovi riti collettivi del nostro tempo: esperienze immersive che uniscono generazioni, culture e stili. Ma cosa significa davvero partecipare a un festival oggi? È solo musica, o c’è di più?
Partecipare a un festival significa abbracciare l’imprevedibilità. “Ogni festival è una sorpresa: sali sul palco senza sapere chi ti aspetta e lasci la scena con il cuore pieno di nuove storie”, racconta Lazza, protagonista del Red Valley Festival 2024. Eventi come il Red Valley Festival a Olbia (13–16 agosto) o il Firenze Rocks (12–15 giugno) offrono oltre 30 artisti in pochi giorni: l’occasione perfetta per perdersi e ritrovarsi tra suoni, corpi e scoperte.
Un giovane ventenne che balla sotto lo stesso palco di un cinquantenne con la maglia dei Nirvana, entrambi con la stessa scintilla negli occhi: questo è il potere della musica dal vivo, che abbatte barriere invisibili.
Uno dei grandi punti di forza dei festival è la loro accessibilità economica e culturale. Con un solo biglietto si ha accesso a decine di concerti — spesso di artisti internazionali — in un’esperienza che, a livello economico, è molto più sostenibile di singoli eventi. “Il festival è un viaggio dentro la musica e dentro te stesso”, spiega Morad, ospite del Red Valley Festival 2024, che ha attratto oltre 25.000 spettatori in quattro giorni, promettendo oltre 40 ore di musica.
Ma non è tutto oro quel che vibra. I festival, soprattutto in Italia, mettono sotto stress la macchina organizzativa. La qualità audio può variare, i servizi igienici spesso non reggono l’urto di migliaia di presenze, i trasporti arrancano. “La sfida più grande? Far sentire tutti al sicuro e a proprio agio, perché solo così il pubblico si apre davvero alla musica”, racconta Francesca Bianchi, organizzatrice del Polifonic Festival in Puglia, noto per l’attenzione alla sostenibilità e al comfort. “Stiamo lavorando per trasformare il festival in un’esperienza a tutto tondo, non solo musica.”
Chi ha partecipato a eventi all’estero — come il Melt Festival in Germania o il Glastonbury in Inghilterra — nota subito la differenza: infrastrutture moderne, attenzione ai dettagli, un pubblico spesso più “educato” a vivere il festival come comunità e non solo come consumo.
Festival come il Rock in Roma (18 giugno – 1 agosto) attirano migliaia di spettatori grazie a una line-up che mescola grandi nomi internazionali e talenti italiani. Ma anche qui le sfide non mancano: lunghe code, aree ristoro sovraffollate, e una certa imprevedibilità logistica che può diventare parte dell’esperienza o trasformarsi in frustrazione. Al contrario, realtà più contenute ma curate come il Polifonic Festival in Puglia (23–27 luglio) stanno sperimentando nuovi modelli, più sostenibili e attenti all’ambiente. Spazi selezionati, attenzione ai materiali, rispetto del paesaggio: elementi che contribuiscono a un’esperienza più profonda e consapevole.
Non tutti i festival italiani sono noti al grande pubblico, ma alcuni stanno crescendo rapidamente grazie a proposte originali e coinvolgenti. Il Vitignanostock di Meldola (FC) ha registrato il tutto esaurito nel 2024, con una partecipazione di oltre 5.000 persone. Il concerto dei Punkreas è stato il momento clou, con un pubblico che ha ballato fino a tarda notte. “Il calore e l’energia della gente qui sono incredibili, è un festival fatto con il cuore”, dice Nanni Cagnoni, organizzatore di Vitignanostock.
Anche il Musicastrada Festival ha ospitato più di 1.600 artisti provenienti da 57 paesi, trasformando piccoli borghi italiani in grandi palcoscenici di culture diverse. Il WoodyGroove Festival di Potenza, con circa 60 band indipendenti, è invece un esempio di come la scena emergente possa trovare spazio e riconoscimento.
Cosa dovrebbe offrire un festival nel 2025? Una programmazione coraggiosa, servizi all’altezza, un’attenzione reale alla sostenibilità e, soprattutto, un’idea chiara di comunità. “Il festival non è solo un evento, è un luogo dove si costruiscono ricordi e si tessono relazioni”, riflette Francesca Bianchi.
In un tempo iperconnesso eppure sempre più isolato, i festival musicali sono forse una delle poche esperienze capaci di generare vera connessione. Lì dove il suono diventa corpo, e il corpo diventa coro.
Infine, un festival organizzato bene è un luogo dove persone di ogni età si sentono accolte e coinvolte. Dai giovani che scoprono nuove sonorità ai più anziani che rivivono emozioni di un tempo, il festival diventa un ponte intergenerazionale. È un momento in cui la musica crea una comunità temporanea, capace di unire voci e storie diverse in un’unica, potente esperienza collettiva.
Concludo con un breve accenno a una questione che ho particolarmente a cuore, anche se ultimamente il nostro amato paese sta andando nella direzione diametralmente opposta: I festival musicali rappresentano occasioni di grande rilevanza culturale e sociale, caratterizzate da un’intensa partecipazione giovanile e da un’atmosfera di libertà e condivisione. Tuttavia, è noto che tali eventi sono spesso associati all’uso di sostanze stupefacenti, una realtà che le autorità di diversi Paesi affrontano con strategie molto differenti. In contesti come quello italiano o di alcuni Stati Uniti, la risposta prevalente tende ad essere repressiva, con controlli rigidi, divieti severi e campagne di prevenzione basate su una politica di tolleranza zero. Questa impostazione mira a scoraggiare l’uso di droghe, ma spesso finisce per spingere i consumi in ambienti nascosti e meno sicuri.
In contrasto, alcuni Paesi europei come la Germania e i Paesi Bassi adottano un approccio pragmatico e orientato alla riduzione del danno. Un esempio emblematico è il festival di Ruhr-in-Love in Germania, dove sono presenti servizi di assistenza medica specializzata, punti informativi sulla sicurezza e la qualità delle sostanze, nonché spazi dedicati al riposo e al recupero. Nei Paesi Bassi, il governo promuove da tempo politiche di tolleranza controllata, come dimostrato durante eventi come l’Amsterdam Dance Event, dove le autorità collaborano con gli organizzatori per garantire un ambiente il più sicuro possibile. Queste strategie non ignorano l’uso di sostanze, ma lo riconoscono come un fenomeno esistente, cercando di gestirlo attraverso interventi educativi, assistenziali e di monitoraggio.