Politica e società

L’Eredità delle Donne: la parola si prende, non si riceve

Si è svolta a Firenze la VI edizione del festival dedicato alla compartecipazione femminile, dal 24 al 26 novembre

A cura di

Marta Civai

Immagini di

Elastica


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Ci troviamo in un preciso momento storico in cui c’è la parvenza di un’apertura alle donne in diversi ambienti culturali (dal giornalismo all’editoria, dalla divulgazione al design di vario genere). Un’apertura la cui narrazione è del genere “finalmente si dà la parola alle donne”. Questa modalità non è altro che l’ennesima cartina tornasole di una dinamica maschiocentrica di potere, di gerarchia, in cui l’uomo, parte attiva della meccanica, decide – quasi perché si deve – di concedere la possibilità di parlare. Non si tratta di una pari opportunità, bensì il tuo accesso o meno a questo strumento, in quanto donna, viene deciso dall’altro sesso.

Sarebbe, tuttavia, auspicabile una restituzione della parola, in cui non ci sia nessun lato passivo che subisca la scelta di un altro, ma in cui entrambi abbiano eque possibilità di espressione all’interno del medesimo contesto.

Questo fenomeno di inclusione forzata e apparente delle donne viene chiamato tokenism, dalla parola inglese token ovvero: “Un elemento che assume valore intrinseco solo se inserito in un contesto ben specifico. Rappresenta pertanto un simbolo, un emblema, che viene inserito in un determinato quadro con uno scopo ben preciso: sembrare inclusivi”.

L’Eredità delle Donne” si pone, invece, come un contenitore non sotteso a dinamiche di accoglienza del tipo delle “quote rose”, ma come spazio di libera compartecipazione. Il festival è ormai una realtà affermata a Firenze, oltre che uno degli eventi principali per il movimento femminista a livello nazionale e non solo.

Abbiamo avuto il piacere di essere ospiti nel pomeriggio di sabato 25 novembre, in cui abbiamo avuto l’occasione di parlare con Margherita Nanni, che si occupa di management relatori e sviluppo progetti all’interno di Elastica. Quest’ultima è un’agenzia bolognese di comunicazione, organizzazione eventi, management, media relations, attiva anche in ambito letterario nei rapporti fra autori e editori. Margherita ci ha brevemente presentato l’edizione di quest’anno, ricca di ospiti e con due grandi tematiche centrali.

Buonasera Margherita e grazie di averci ospitato. Eredità delle Donne è ormai una realtà affermata qua a Firenze, oltre che uno degli eventi principali per il movimento femminista a livello nazionale e non solo. Quali sono le prime impressioni sull’edizione di quest’anno?

Buonasera e benvenuti. Inizierei ringraziando anzitutto la Manifattura Tabacchi, che da anni ospita sempre volentieri questa rassegna. Infatti, siamo ormai giunti alla sesta edizione di Eredità delle Donne, e anche quest’anno la partecipazione sia di ospiti che di pubblico è stata eccezionale. Il Festival è fortemente voluto anche dal Comune di Firenze, che lo sostiene fin dalla sua nascita, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e dalla casa di moda Gucci, che a Firenze è da tempo impegnata a sostenere questo genere di iniziative. Questi tre sono quelli che noi definiamo i partner fondatori, a cui si aggiungono i contributi di altre realtà. Il nostro media partner è Elle.

Il Festival, fin dalla sua prima edizione, ha un obbiettivo: creare un momento dove le donne non parlano di donne, ma dove le donne parlano. Cosa voglio dire con questo: che da sempre cerchiamo di invitare professioniste dagli ambiti più disparati, che possano condividere con il pubblico la propria esperienza in quel campo; ad esempio, quest’anno abbiamo sportive, come Nives Meroi, alpinista; ma anche scrittrici, attiviste, politiche o ex-politiche, che possano darci una panoramica sull’attualità, e sull’ambito di loro competenza, visto ovviamente dalla loro prospettiva di donne.

A tal proposito, quali sono stati i temi centrali che avete scelto per l’edizione di quest’anno?

 Quest’anno due sono state le direttrici principali a livello tematico del Festival. Entrambe tristemente attuali. La prima, la drammatica situazione geopolitica: abbiamo voluto dedicare uno spazio riservato al conflitto in Ucraina, a parlare del quale abbiamo invitato Oleksandra Romantsova, Direttrice Esecutiva del Centro per le libertà civili di Kiev e Premio Nobel per la Pace 2022; un altro spazio è stato invece dedicato al conflitto in Medio-Oriente.

Su quest’ultimo, il nostro obbiettivo era di non offrire uno sguardo rivolto solo alla stretta attualità, quindi le ultime scioccanti vicende del conflitto israelo-palestinese, ma di trattare in maniera più organica tutte le criticità di quella parte di mondo, mettendo in evidenza anche conflitti e lotte che vanno avanti silenziosamente da tempo.

Esempio chiave è l’Afghanistan, a cui dedicheremo due interviste domani (domenica 26 novembre): una con l’ambasciatrice italiana in Afghanistan, Natalia Quintavalle, costretta a lavorare da Doha in Qatar per questioni di sicurezza; l’altra con Zarifa Ghafari, attivista e ex sindaca della cittadina di Maidanshahr, costretta a fuggire in Germania dopo la salita al potere del governo dei talebani. Questo per ribadire che lo sguardo vuole essere più ampio possibile, affrontando un determinato tema.

L’altro grande binario centrale è stata la violenza di genere, dati gli avvenimenti di qualche giorno fa, la morte di Giulia Cecchettin, che ha colpito nel profondo, per una volta, l’opinione pubblica, non solo il mondo femminista. Per questo motivo abbiamo voluto aprire il Festival dedicando un panel monografico, il sabato mattina, alla morte di Giulia e alla questione della violenza di genere. Abbiamo deciso di invitare Anna di Stasio e Fabio Roia, due magistrati, che hanno dedicato la loro intera carriera ai femminicidi. Questi sono i temi principali di quest’anno.

Oltre a questi due filoni principali, c’è una ricchissima offerta di libri, che qua da noi sono sempre in anteprima o nuove uscite. Tra le scrittrici, abbiamo Michela Marzano, Veronica Raimo, Annalena Benini, direttrice del Salone del Libro. Tutti gli appuntamenti sono visibili dal vivo gratuitamente e trasmessi in streaming sul sito. Il Festival viene corredato da due serate ideate e condotte da Serena Dandini, sabato e domenica, dedicate a quello che lei ha definito un “ripassino”, ossia ripassare e ricordare le lotte delle donne, quello che è stato ottenuto e quello che ancora dobbiamo ottenere.

Com’è andata la ricerca degli ospiti? Con chi avete collaborazioni da più tempo, chi per la prima volta?

Ogni anno iniziamo a lavorare a primavera, ben consapevoli che il festival dovrà comunque prendere la forma che l’attualità ci presenterà in autunno, ma decise a costruire proposte nuove per allargare sempre di più lo spettro di visioni che offriamo al nostro pubblico.

La collaborazione con la Fondazione Una Nessuna Centomila nasce sicuramente dallo stretto rapporto che la lega a Serena Dandini, è iniziata nel 2022 e speriamo continui nel tempo.

La fortuna del nostro lavoro è che, occupandoci in Elastica del management di relatori, abbiamo rapporti solidi e continui con tanti pensatori, da cui traiamo spunti e confronti molto utili per tenere sempre gli occhi aperti su come la cultura racconta – e prova a cambiare – il nostro presente. 

Naturalmente la scelta del tipo di incontri, del loro numero e della articolazione di ogni panel viene fatta anche a seconda della location, quindi delle sale a disposizione e nell’ottica di mantenere un equilibrio di contenuti, cioè di interessare pubblici diversi.

In questa edizione abbiamo sicuramente avuto un’attenzione particolare alla fascia dei giovani adulti, diciamo 18-30, che difficilmente è solita frequentare i festival culturali.

Abbiamo dei desideri da sempre, personaggi di altissimo profilo che però vivendo oltreoceano risultano molto complicati da raggiungere. Per citarne alcune: Whoopi Goldberg, Helen Mirren, Marianne Faithfull, che Serena definisce una sua musa ispiratrice anche nel suo libro appena uscito.

Un dettaglio: il titolo dell’edizione è tra gli ultimi elementi che decidiamo, di solito quando la rosa dei nomi è ormai completa e, visualizzando il cartellone nel suo complesso, ci vengono in mente dei fili conduttori in forma di titolo.

Degli ospiti che avete avuto quest’anno, ce n’è qualcuno in particolare che volete citare / Interventi particolarmente interessanti?

Un grande successo è stato portare sul palco Eve Ensler, l’autrice dei famosissimi Monologhi della vagina, che ha una storia personale e di attivismo davvero incredibile ed emana energia da tutti i pori. È venuta ad Eredità delle Donne a presentare in anteprima il suo nuovo libro, e nella prima serata del festival ci ha regalato (anche) queste potentissime parole:

I want us to be freely divine, divine in our bodies. To be free in our bodies, that we can go anywhere and walk anywhere, and be open and express ourselves at the maximum, because when that moment happens, the whole world will change.

Abbiamo poi avuto con noi Carola Rackete, ecologista ed attivista incredibilmente determinata a lottare per un mondo migliore, così come Emanuela Evangelista, biologa che da vent’anni vive in Amazzonia e dedica la sua vita alla conservazione di quel “poco” che ne resta intatto.

Personalmente, per me sono state molto importanti anche le parole di Fabio Roia, Presidente Vicario del Tribunale di Milano da tutta la vita impegnato duramente nel contrasto alla violenza contro le donne. Proprio quest’anno, infatti, abbiamo deciso di dare parola agli uomini su questo tema che li vede quasi sempre, ahimè, protagonisti e dunque responsabili di agire quel cambiamento che il papà di Giulia Cecchettin ha spiegato così bene nella lettera letta durante l’ultimo saluto. 

Ci sono poi alcune amiche del festival che ci piace sempre avere con noi, veri e propri capisaldi della nostra tre giorni: Chiara Valerio, Orsetta De Rossi, Michela Marzano, Tiziana Ferrario sono alcune di loro.

Idee, progetti, proposte per l’anno prossimo?

Questo è il momento di analizzare questa edizione, lasciarla decantare e ricavarne più spunti possibili in vista della prossima, che cominceremo a progettare a partire da marzo.

Ogni anno cerchiamo di ripartire dai punti di forza dell’edizione precedente e da un’analisi degli aspetti ancora da migliorare: tutte le squadre raccolgono le criticità che emergono durante l’evento, in modo da ripartire proprio da lì e cercare di “oliare” sempre meglio questa macchina così bella e complessa che è l’Eredità delle Donne.

Da un po’ diciamo che ci piacerebbe aumentare la varietà di format del festival, magari introducendo il cinema e la musica ma…. Se ne riparlerà a primavera!

Siete soddisfatti/e? La partecipazione c’è stata?

Questa sesta edizione del festival è stata senza dubbio la migliore in termini di partecipazione di pubblico: nei tre giorni sono passate più di 5000 persone per le sale dei vari appuntamenti tematici, e stiamo ancora contando i numeri raggiunti con il live streaming, che per noi è un elemento fondamentale per diffondere in modo veramente pubblico i contenuti che offriamo.

C’è un’altra considerazione da fare: sicuramente, purtroppo, i tragici fatti di cronaca hanno aiutato a destare un maggior interesse per la nostra manifestazione, che quest’anno per la prima volta si è svolta in concomitanza – e non a caso! – con il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, mentre fino al 2022 era sempre svolta nella seconda metà di ottobre.

Ad ogni modo, siamo contentissime della qualità e della varietà di contenuti, voci e prospettive che siamo riuscite a offrire al nostro caro pubblico anche quest’anno. Oltre a questo, la manifestazione è anche un’occasione per tessere nuovi rapporti e progettualità tra le relatrici che partecipano. Anche questa dinamica è estremamente importante e soddisfacente per noi, perché in ogni edizione aumentiamo il nostro bagaglio di conoscenze, collaborazioni e sinergie che spesso e volentieri trovano una loro vita anche in seguito al festival. Insomma, un calderone di idee ed energie che prendono forma durante l’anno.

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